Una gita scolastica a Saluzzo

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1956


Siamo partiti da Cuneo con due pullman pieni di vocianti ragazzini di undici anni alla volta di Saluzzo, capitale per lungo tempo dell’omonimo marchesato, rimasto indipendente per molti secoli e annesso al ducato di Savoia solo all’inizio del Seicento. Così ha detto il professore di educazione artistica, che è stata la nostra guida per tutta la gita.

Carattere principale dell’assetto urbanistico saluzzese è la netta distinzione tra la parte alta, antica e aristocratica, posta su una collina, e la parte bassa, moderna, importante centro agricolo e commerciale, noto per l’artigianato del legno.

Cerniera tra le due parti è la piazza della cattedrale, posta appena al di fuori della città alta.

Abbiamo attraversato senza scendere dal pullman la parte bassa e moderna per raggiungere quella alta, giustamente la più interessante se non altro per la sua posizione. Le cose importanti stanno in alto, no? Quando tutti sono riusciti a mettere piedi a terra e a disporsi più o meno ordinatamente, ci siamo addentrati nel centro, col prof in pole position che cercava di farci notare le cose più interessanti. Il borgo medievale sembrava emergere dal passato: si respirava un’atmosfera fuori del tempo mentre si procedeva lungo le strette vie acciottolate che salgono ripide e parallele verso la sommità, collegate da scalinate in pietra che spezzano il ritmo del percorso. Così abbiamo guardato le splendide facciate in pietra o in cotto delle abitazioni d’epoca, arricchite da portali ad arco, bifore, finestre ogivali e rosoni. Gioiello artistico della città è considerata la casa Cavassa, edificio costruito nel Quattrocento e successivamente ristrutturato nel Seicento e nell’Ottocento. Sulla facciata abbiamo ammirato un portale cinquecentesco opera del Sammicheli (non chiedetemi chi sia!). Nella facciata interna, invece, al di sopra della sequenza di bifore, si sovrappongono due balconate in legno. L’interno, adibito a museo, conserva alcune opere d’arte, tra cui la celebre Madonna Della Misericordia, attribuita al Maestro d’Elva, una Madonna gigante che sembra voler abbracciare i devoti ai suoi piedi, che vicino a lei sembrano degli elfi, con un mantello talmente ampio da dover essere sostenuto da due tali con l’aureola, forse due santi. Mi è sfuggito. Oltre alla Pala della Madonna ci sono anche cimeli appartenuti a due famosi saluzzesi: il tipografo Giovan Battista Bodoni (mai sentito)e lo scrittore Silvio Pellico (questo lo conosco!)

Usciti da casa Cavassa abbiamo raggiunto la piazza San Giovanni dove, di fronte alla chiesa gotica di San Giovanni e all’annesso convento dei Domenicani, si erge l’imponente torre Comunale.

Anche qui il tempo sembrava essersi fermato: il portale della chiesa con i suoi affreschi, l’interno con il coro ligneo e le belle decorazioni in maiolica, il chiostro quadrato con la sala capitolare, tutto ricordava lo splendore del passato e la ricchezza della città. Dalla piazza ci siamo immessi nella salita al castello, su cui si affacciano bei palazzi d’epoca, tra i quali spiccano la Zecca e il palazzo Comunale. Al culmine appare la mole del castello, detto Castiglia, sede dei marchesi di Saluzzo fin dal XIII secolo e ora trasformato in carcere.
Ai piedi della città medievale si trova la bellissima cattedrale, esempio di architettura tardogotica (XV-XVI secolo), che conserva al suo interno alcune opere di pittura rinascimentale.

Dopo aver consumato la colazione al sacco (un panino con prosciutto e mozzarella, una kinder brioche e una lattina di aranciata) siamo risaliti sul pullman e dopo pochi km ci siamo nuovamente fermati. Il fascino e la suggestione di un medioevo ancora vivo si provano infatti anche nei dintorni di Saluzzo, nella piana impreziosita dall’abbazia di Santa Maria di Staffarda, pochi chilometri a nord verso la valle del Po. Inutile dire che siamo scesi a visitarla, e il prof di arte ci ha nuovamente illuminato: fondata nel XII secolo dai monaci cistercensi, che si trasferirono qui per dissodare il territorio, il complesso abbaziale è un esempio importante di architettura romanico-gotica; al suo interno, oltre alla chiesa e al chiostro, si trova un piccolo borgo con la loggia del mercato e l’ospizio dei pellegrini.


E’ una struttura molto grande, formata da tanti edifici, e per visitarla tutta abbiamo impiegato un’ora e mezza! Era molto bella, ma la stanchezza mi ha impedito di concentrarmi sulle parole del nostro prof-guida per apprenderne la storia e le caratteristiche storiche e artistiche. All’alba delle sette di sera siamo risaliti sui nostri mezzi per tornare a casa. Signore e signori, la gita è finita.

Ah, per la cronaca, non sono un’alunna undicenne né un prof, ma solo la mamma appassionata d’arte di un alunno di prima B.