L’isola di Barbana, perdòn per grazia ricevuta

L'Isola di Barbana sorge all'estremità orientale della laguna di grado e deve il suo nome forse a un eremita del VI secolo, Barbano, che viveva qui con un piccolo gruppo di monaci.

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Oggi è famosa per il più antico santuario mariano del Friuli Venezia Giulia, le cui origini risalgono al 582, quando una terribile tempesta si abbattè su Grado. Dopo la tempesta, sui rami di un olmo venne ritrovata l’immagine della Madonna. Si pensò così che la Vergine avesse protetto la città, e gli abitanti ringraziarono facendo erigere una piccola chiesa al cui interno fu posta l’immagine sacra. L’aspetto attuale del santuario è dovuto agli interventi del 1926.

L’isola è abitata da una comunità di frati minori francescani. Parte della superficie occidentale è ricoperta da un bosco con diverse specie, tra cui pini marittimi, magnolie, cipressi e olmi. Dal canale della Schiusa, un servizio di traghetti la collega a Grado: il viaggio dura circa 20 minuti. Inoltre, l’isola è munita di un piccolo porto per le imbarcazioni provate.

Fin dal 1237, ogni prima domenica di luglio si svolge il pellegrinaggio del Perdòn di Barbana, con la spettacolare processione di barche imbandierate da Grado a Barbana. In questo modo, da oltre 770 anni i gradesi ringraziano la Vergine per averli salvati da una terribile epidemia di peste. Questa processione di ringraziamento ebbe quando il Patriarca di Grado, Leonardo Querini, decise di far voto alla Madonna di Barbana, voto che prevedeva che ogni anno, a partire da quel momento, almeno una persona per ogni famiglia di Grado partecipasse alla processione che attraversa la laguna per approdare all’isola di Barbana, dalla “nostra regina del mare e della nostra laguna”, per chiedere alla Madonna di Barbana il “perdòn”.

La processione ha inizio di mattina presto ed è aperta dalla “battella”, la barca che trasporta la statua lignea della Madonna degli Angeli proveniente dalla basilica di Grado, che per l’occasione apre il ponte girevole che la collega alla terraferma.