Un tesoro di…vino scoperto a Pollenzo

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Pollenzo, che in piemontese fa Polens, è una frazione del comune di Bra in provincia di Cuneo. Sono passato diverse volte per questo paesino, diretto verso Alba o le Langhe, ma non mi ci sono mai fermato. Ieri però avevo tempo, un appuntamento spostato all’ultimo momento, così ho deciso di fermarmi. Ho parcheggiato l’auto e mi sono messo a camminare per le vie del paese, scoprendo un gioiellino di storia e tanto altro!
Innanzitutto, le strade sono piene di cartelli che spiegano le origini di Pollenzo, sviluppatosi sui resti dell’antico abitato romano di Pollentia, di cui rimangono i resti: il foro, il tempio principale, un anfiteatro capace di contenere 17.000 spettatori. A partire dal Settecento qui sono state costruite le case, rispettando però le antiche strutture, con gli orti nei cortili ellittici situati al centro e le case tutt’intorno.

Un po’ di storia… Nel 402 a Pollentia si svolse la battaglia di Pollenzo, in cui le truppe dei Visigoti di Alarico furono sconfitte dal generale romano Stilicone.
Il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia fu artefice di una radicale trasformazione del borgo di Pollenzo e del castello omonimo tra il 1832 ed il 1848. Nel 1946 il re Vittorio Emanuele III abdicò e assunse il titolo di Conte di Pollenzo.

Continuando a camminare, nonostante il freddo pungente, mi sono trovato in un’enorme piazza, dominata da un castello, che, ho poi saputo, è di origine trecentesca, ma ricostruito nell’800 per volere di Carlo Alberto, contornato da un magnifico parco, ex residenza e riserva di caccia dei Savoia; una targa sulla piazza mi informa che nel 1997 il castello è entrato a far parte della lista dei beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco. E chi se lo immaginava…!

A sinistra, la stupenda parrocchiale neogotica di San Vittore, fatta costruire da Carlo Alberto nel 1843.

A destra, invece c’è il complesso architettonico dell’Agenzia (un altro desiderio di Carlo Alberto), un tempo centro amministrativo e produttivo delle tenute reali. Nella struttura hanno sede l’Università delle Scienze Gastronomiche, polo internazionale di formazione culturale gastronomica, nata nel 2003 sotto il patrocinio di Slow Food, e la Banca del Vino, cantina-museo dove si possono degustare i migliori vini della produzione locale. Essendo un grande estimatore di vino, non potevo lasciarmi scappare l’occasione di visitarla… Così ho scoperto che La Banca del Vino è una società cooperativa creata con l’obiettivo di costruire e diffondere la memoria storica del vino italiano, un vero e proprio museo del vino, con vari percorsi di degustazione, assaggi, eventi e attività enologiche.
Il museo custodisce più di 100 mila bottiglie appartenenti a 300 delle migliori aziende vitivinicole nazionali.


C’è anche un punto vendita di etichette storiche, rare, spesso introvabili. Non ho resistito e ho comprato una conveniente confezione da sei bottiglie di Barolo Vigneto Rocche del 2005 e un Amarone della Valpolicella…

Uscito così appesantito dalla Banca del Vino non potevo che tornare alla mia auto e ripartire per la mia destinazione (e il mio appuntamento!), ma sono stato davvero soddisfatto di essermi fermato in questo fiore all’occhiello del turismo piemontese, ancora poco conosciuto e ignorato dai turisti di passaggio diretti verso centri più famosi… Ma è proprio la sua “non fama” a renderlo così prezioso!